Care amiche, cari amici,
la nostra chiesa appare circondata da impalcature: segno che sono iniziati i lavori per il rifacimento del tetto.
La chiesa, aperta al culto e consacrata il 27 maggio 1950 venne dedicata alla Conversione di San Paolo Apostolo. L’anno prossimo ricorderemo il settantesimo anniversario di questo evento, unitamente al sessantesimo dell’istituzione della parrocchia, avvenuta il 17 ottobre 1960.
Qui, in questi settantanni, generazioni di parrocchiani hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana, qui molte coppie hanno consacrato il loro amore nel matrimonio, qui molti di noi hanno condotto i loro cari che sono tornati alla casa del Padre,… qui« l’animo tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore».
Nel corso degli anni, vari interventi hanno reso via via questo edificio sempre più bello: dalla posa del pavimento, (anni 1958/59), alla collocazione dell’altare liturgico (1983), alla catechesi per immagini offertaci dai dipinti del maestro Bogani e compiuta nel 1989, ai nuovi banchi che, orientati alla mensa dell Parola e dell’Eucarestia, sono un invito al raccoglimento e alla preghiera.
Il legame affettivo alla nostra chiesa, che diventa impegno per la sua manutenzione ha radici antiche, fin dall’Antico Testamento. Pensiamo, per esempio, al Libro del Levitico dove si afferma che la decima parte (e non la peggiore o la superflua) di tutto ciò che si possiede, che serve per vivere e per lavorare, appartiene non all’uomo ma al Signore, attraverso l’offerta che viene portata al Tempio.
Ma pensiamo anche all’episodio dell’obolo della vedova quando Gesù «Alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro. Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli e disse: “In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti. Tutti costoro, infatti, han deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere” ». (Lc 21, 1-4).
Qualcuno, giustamente, dirà che viviamo in altro contesto socio-culturale, ma da dove deriva il dovere proprio di tutti i battezzati di «sovvenire alle necessità della Chiesa»? Deriva dal principio elementare, secondo il quale ogni forma di aggregazione stabile di persone, che perseguono convintamente e liberamente finalità comuni, è responsabile dei servizi e delle risorse che le sono necessari per vivere e per diffondersi.
La nostra chiesa non può essere praticamente distinta tra alcuni che fanno ( il parroco e i preti) e altri che usano dei servizi da questi apprestati e ne pagano il pedaggio, una specie di grande «stazione di servizio» distributrice di beni spirituali per ogni evenienza della vita, ma una comunità che vive la logica della corresponsabilità fino alla solidarietà.
Vale del resto nella Chiesa una sorta di evangelica «legge dello scambio». Le parole dell’apostolo Paolo possono riguardare anche noi: «Se noi abbiamo seminato in voi le cose spirituali, è forse gran cosa se raccoglieremo beni materiali?» (1Cor 9,11).
Appartiene ad una conoscenza condivisa che i beni materiali della Chiesa vengono quasi esclusivamente dalle offerte dei ceti popolari.
Ma veniamo al dunque.
La riparazione del tetto della nostra Chiesa si era fatta improcrastinabile: basta osservare come la copertura in fogli di rame, posata sul finire degli anni ’80, si sia in più punti sollevata e staccata.
L’intervento ha un costo molto pesante: oltre 400 mila €. Ma ce la possiamo fare.
La parrocchia metterà in campo tante iniziative per la raccolta di fondi, ma tutti siamo invitati a fare la nostra parte, con l’assunzione di impegni personali, anche di modesta consistenza o, almeno, a facendoci tramite tra chi potrebbe (privati, enti, istituzioni, banche, fondazioni,…) perché doni generosamente alla parrocchia.
Per chi vuole sono possibili elargizioni liberali per le quali si ottengono detrazioni fiscali in sede di dichiarazione dei redditi.
È pure possibile effettuare prestiti alla parrocchia, senza interessi.
Ci sono anche modalità per versare offerte più modeste, ma non meno preziose.
Un esempio di impegno personale: «Prendo l’impegno di versare ogni mese l’equivalente di 10 caffè (nulla vieta ovviamente di assumere un impegno maggiore) o l’equivalente del costo di due sigarette al giorno».
Ogni prima domenica del mese, in fondo alla chiesa, ci sarà qualcuno incaricato di raccogliere questo tipo di offerta, oppure si potrà versare la propria offerta per il tetto nella cassetta contenuta nel modellino della chiesa, collocato vicino all’ingresso.
Grazie!
Il gruppo per la ricerca dei fondi